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Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia Romagna

Le dichiarazioni dei beni archivistici dal 1939 al 1963

La legge 22 dicembre 1939, n. 2006, introdusse nel quadro della legislazione italiana esplicite norme tese a realizzare una maggiore salvaguardia degli archivi privati, sottoponendo ad alcuni obblighi i proprietari di quelli che, in tutto o in parte, sarebbero stati dichiarati di “interesse particolarmente importante”. L'articolo 22 stabiliva che “i Sopraintendenti degli archivi di Stato, esaminato il materiale documentario, possono dichiarare l'interesse particolarmente importante di tutto o di parte di esso, notificando formalmente al proprietario il divieto di alienazione senza un preventivo avviso al Ministero dell'interno”.
La dichiarazione di “interesse particolarmente importante”, sancita, dopo una discussione protrattasi per decenni ed animata da posizioni fortemente contrapposte, non costituiva tuttavia in assoluto la prima forma di tutela cui potevano essere sottoposti gli archivi privati. Almeno nel corso degli anni Trenta, infatti, alcune Soprintendenze bibliografiche, ai sensi dell'articolo 2 comma 3 del Regio Decreto Legge 2 ottobre 1919, n. 2074 sull'ordinamento delle biblioteche governative e la costituzione delle Soprintendenze bibliografiche, avevano provveduto a dichiarare l'“importante interesse” di alcuni archivi, applicando l'articolo 5 della Legge 20 giugno 1909, n. 364 per “le cose immobili e mobili (…) [di] interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico o artistico (…) compresi i codici [e] gli antichi manoscritti”. Prima dell'entrata in vigore della legge archivistica del 1939, le due Soprintendenze bibliografiche operanti in Emilia Romagna, quelle di Modena e Bologna, avevano dichiarato e notificato ai rispettivi proprietari l'“importante interesse” di cinque archivi storici di famiglie gentilizie (a Modena gli archivi Bellincini Campi, Forni, Rangoni Machiavelli e Coccapani-Imperiali, quest'ultimo di proprietà del Conte Pignatti Morano; a Bologna quello Bentivoglio di proprietà del Conte Gilli) mentre la Soprintendenza bibliografica per il Piemonte aveva dichiarato e notificato l'archivio Barattieri di S. Pietro, trasferito, in seguito, da Torino a Piacenza.
In realtà, almeno in ambito emiliano romagnolo, l'articolo 22 della legge del 1939 ebbe, negli anni immediatamente successivi, ben scarsa applicazione. Dopo l'emanazione, nel 1940, della dichiarazione d'interesse particolarmente importante dell'archivio Montepensier detenuto a Bologna dal principe Antonio Borbone d'Orleans, e il rinnovo della dichiarazione già effettuata dalla Soprintendenza bibliografica per il Piemonte dell'archivio Barattieri, fu solo nel 1948 che la Soprintendenza per l'Emilia Romagna (o meglio di Bologna, come allora veniva denominata) effettuò nuovamente una paio di dichiarazioni, seguite da poche altre nei primi anni Cinquanta.
Oltre che agli sconvolgimenti creati dalla guerra, questa scarsa attività era probabilmente dovuta al fatto che - come notava nel 1949 il soprintendente milanese, Francesco Forte in un articolo apparso in “Notizie degli Archivi di Stato”, nei primi dieci anni della loro esistenza le Soprintendenze “[avevano] dovuto vivere e [vivevano] una vita di stenti, come creature anemiche e sparute, costrette a trarre il necessario sostentamento dai pur deboli organismi degli Archivi di Stato” cui erano associate e la cui conduzione costituiva di per sé un impegno assai gravoso per il soprintendente e i suoi collaboratori.

A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, nel quadro di quel complessivo rafforzamento dell'Amministrazione archivistica che avrebbe portato di lì a pochi anni al varo di una nuova legge archivistica e alla costituzione della Direzione generale degli archivi anche l'attività della Soprintendenza archivistica bolognese subì una significativa accelerazione. A conclusione di una intensa opera, avviata nel 1956, di censimento e verifica degli archivi privati già dichiarati di importante interesse da parte delle Soprintendenze bibliografiche, di quelli che erano stati oggetto di segnalazione da parte dei loro proprietari, possessori o detentori ai sensi dell'art. 21 della legge 2006/1939, nonché di altri che erano stati individuati attraverso una ampia campagna di indagine presso le famiglie di origine gentilizia o presunte tali, nel 1958 furono emanate, e notificate, 51 dichiarazioni di interesse particolarmente importante, di cui 40 relative ad archivi di famiglie gentilizie e 11 ad altri archivi di varia natura (quattro consorzi di bonifica, un'accademia musicale, una banca, il Monte del matrimonio di Bologna, la Fabbriceria di San Petronio, una partecipanza agraria, un ordine religioso cavalleresco, una compagnia dei mulini).

Le dichiarazioni in cifre 1939-1963 (file pdf - 42 KB)

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Ultimo aggiornamento: 16/01/2024