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Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia Romagna


Comunità ebraica di Ferrara

Ferrara ha conosciuto una significativa presenza ebraica a partire dal Medioevo. Nel corso del secolo XVI, per la politica di tolleranza dei Duchi d'Este, la comunità ebraica ferrarese, attiva in ambito economico come in quello intellettuale, raggiunse circa le 2.000 unità su 30.000 abitanti dell'intera città. Tale situazione mutò profondamente dopo che nel 1598, con l'estinguersi della linea diretta della casa d'Este, Ferrara fu devoluta alla Santa Sede. Agli ebrei fu permesso di risiedere in città, ma la politica di discriminazione attuata dalla Chiesa portò nel 1627 alla creazione del ghetto, che conobbe una prima apertura solo in epoca rivoluzionaria e napoleonica.

Dopo l'Unità d'Italia e il riconoscimento dell'uguaglianza dei diritti e della libertà di culto, ai sensi della legge Rattazzi sulle Università israelitiche, fu costituita l'Università israelitica ferrarese, che rappresentò una delle comunità più attive dell'ebraismo italiano fra Otto e Novecento. Fu infatti a Ferrara che si tenne, nel 1863, il primo convegno delle comunità israelitiche italiane, mentre la piena integrazione degli ebrei non solo nelle attività economiche, ma anche nella società e nella politica ferrarese, fu testimoniata dalla loro presenza nell'amministrazione della città, anche ai suoi massimi livelli, come nel caso di Renzo Ravenna, amico di Italo Balbo, potestà dal 1926, allontanato dalla carica soltanto nel 1938 a seguito delle leggi razziali. L'Università israelitica si trasformò in Comunità ebraica a seguito del R.D. 30 ottobre 1930, n. 1731, assorbendo anche la comunità ebraica di Lugo di Romagna. L'emanazione delle leggi razziali ne sconvolsero la vita e ne indebolirono fortemente l'attività, aprendo la strada alle persecuzioni nazifasciste degli anni 1943-45, durante i quali la Comunità e i suoi membri non solo vennero sistematicamente spogliati dei propri beni, ma soprattutto pagarono un alto tributo di vittime, circa un centinaio, alla politica di sterminio nazista. Soltanto dopo la Liberazione del 21-22 aprile 1945 poté ricominciare la faticosa opera di ricostruzione anche istituzionale ed amministrativa della Comunità.

Le vicende degli anni 43-45 hanno colpito pesantemente anche l'archivio, che, tra l'estate e l'autunno del 1944, subì anch'esso le conseguenze degli atti di saccheggio e di vandalismo cui furono oggetto la Sinagoga e i locali della Comunità.

Pertanto ad oggi, a parte pochi nuclei residui dell'archivio storico che fino a quel momento testimoniava la presenza e l'attività della comunità ebraica ferrarese nei secoli precedenti, la documentazione organicamente conservata è quella prodotta dopo la Seconda guerra mondiale a partire dalle serie relative alla Confisca dei beni della Comunità israelitica (1883-1949) e alla Ricostituzione del patrimonio della Comunità (1945-1955). Si sono invece conservati in maniera relativamente più continuativa gli archivi aggregati delle istituzioni educative e assistenziali quali ad esempio quello dell'Ospizio marino israelitico italiano Lazzaro Levi (1917-1939) e quelli del Legato Federico Zamorani (1933-1941) dell'Ospizio israelitico per anziani Anna Cavalieri Sanguinetti (1942-1944).

All'interno dell'archivio della Comunità ebraica di Ferrara è confluita anche la documentazione superstite dell'Università israelitica di Lugo di Romagna soppressa nel 1944.


Interventi previsti
Riordinamento complessivo dell'archivio e inventariazione analitica.


Risultati attesi
Redazione di una inventario analitico dell'intero archivio e sua pubblicazione sul Web. Redazione di una guida a stampa agli archivi delle Comunità ebraiche dell'Emilia Romagna.


Tempi
Avviato nel 2007, l'inventario à stato ultimato nel 2009. L'intero progetto si concluderà nel 2011.

 

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Ultimo aggiornamento: 23/11/2023